Caro Dio,
quando ero piccola ti chiedevo tante volte: “Perché?”.
Quanti perché sono rimasti senza risposta,
quanti perché si sono aggiunti nel frattempo,
quanti perché sono caduti
in una placida accettazione
che tante, troppe cose
in questo mondo sono destinate
a restare senza risposta.
Grazie Dio
per avermi concesso
due ore di sano, improvviso
pianto liberatorio stanotte.
Ieri sera
quando ho ricevuto la notizia
la mente ha colto,
ma l’emozione,
troppo grande,
si è raggelata.
Caro Dio,
quanto ti ho invocato stanotte,
quanto ho gridato:
“Prendi me,
ti prego,
prendi me,
se può servire
a salvare lui!”.
Lui è così giovane,
pieno di vita
e capace di vivere
tutto quello che gli hai offerto
e che ancora oggi
continui
a offrirgli.
Anche la malattia.
Fino all’ultimo giorno.
Forse.
Caro Dio,
“Prendi me,
ti prego,
prendi me,
se può servire
a salvare lui!”.
Lui ha ancora tanto
da donare agli altri,
come faranno i genitori,
il fratello,
i nipotini,
gli amici,
i colleghi,
e le persone care
all’oscuro di tutto, fino alla fine,
ad affrontare tutto questo?
Caro Dio,
“Prendi me,
ti prego,
prendi me,
se può servire
a salvare lui!”.
Caro Dio,
non so
cosa dobbiamo imparare
da questa esperienza,
lui,
io,
e tutte le persone coinvolte,
forse in questa vita,
fino in fondo
non lo comprenderemo.
Tu sei buono
e generoso,
e onnipotente,
e vasto,
ma soprattutto inconoscibile,
come inconoscibili
sono le tue ragioni.
Ma esattamente
come quando ero piccola
torno a chiederti:
“Perché?”.
Caro Dio,
aiutaci
ad accettare l’inevitabile,
a non porci tante,
spesso inutili,
domande,
ad affidarci a te,
sopra e nonostante tutto.
Ma,
caro Dio,
se puoi,
se vuoi,
“Prendi me,
ti prego,
prendi me,
se può servire
a salvare lui!”.
Però,
fai
tu …
#dalprofondodelcuore
(fonte immagine: http://www.sottounarcobalenodiluce.com/scegliere-e-spesso-un-vero-dilemma/)